I consumi energetici del settore
civile sono la prima voce nel bilancio energetico nazionale (38% sul totale) e
l’efficienza sul patrimonio edilizio esistente è una misura imprescindibile per
ridurre i consumi di energia. Lo ribadiscono i recenti interventi in merito del Mise,
che ha varato un programma per promuovere le diagnosi energetiche delle
piccole e medie imprese, e del presidente di Confindustria Squinzi,
che in un’intervista al Sole 24 ore ha detto di riporre molte aspettative
nel Fondo nazionale per l'efficienza energetica - 70 milioni di euro
fino al 2020 - sottolineando però che le stime indicano che potrebbe
smobilitare con un effetto leva circa 500 milioni di euro l'anno di fondi
privati.
Le detrazioni fiscali, che
insieme ai Titoli di Efficienza Energetica e al Conto
termico rappresentano gli strumenti con i quali il nostro Paese ha
deciso di giocare la partita dell’efficienza energetica, sono state efficaci,
ma restano intrinsecamente limitate poiché è il beneficiario di tale incentivo
a dover anticipare il capitale necessario all'intervento.
L’adozione di politiche e
strumenti che siano di natura strutturale e non solo economica, come ad
esempio le “agevolazioni di natura urbanistica o i premi di cubatura” per chi
realizza interventi di efficientamento energetico, sono auspicabili per
rilanciare definitivamente l’intero comparto.
Spunti interessanti per
l’implementazione di misure innovative arrivano dal mercato americano. Ad
esempio, attraverso il programma PACE (Property Assessed Clean Energy, che raccoglie
al suo interno una moltitudine di iniziative locali) gli enti locali finanziano
fino al 100%, la riqualificazione energetica degli immobili, siano essi di
proprietà di semplici cittadini, industrie, alberghi o negozi, mediante
l’emissione di bond, ripagati grazie alle somme provenienti da una
maggiorazione delle imposte sugli immobili versate dai proprietari stessi.
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